CANDELA

In un territorio di numerose vallate e di modesti bacini idrografici emerge Candela (515 m. s.l.m.), da cui si gode un vasto panorama della Daunia Meridionale, fino al confine con la Capitanata e la Basilicata.La felice posizione di Candela, situata su due colline – San Rocco e San Tommaso – la rende particolarmente attraente al turista che avrà l’opportunità di godere un orizzonte vastissimo e svariato.
Dal massiccio del Vulture, ex vulcano spento, alla valle dell’Ofanto, alla tortuosità argentea del Calaggio, alla piana della Capitanata e, ancor più, al suggestivo brulichio notturno di luci del complesso FIAT nella zona del Melfese. Gran parte, comunque dello sviluppo di Candela è legato allo storico fiume Ofanto, che divide il paese dal versante lucano e campano e da altri torrenti che l’attraversano in tutto il suo perimetro naturale. In questa pittoresca cornice, dunque, sorge Candela. A partire dal 1066. Tuttavia, sull’origine del paese, la versione più accreditata, riscontrata in toto proprio a partire da quest’ultima data, è quella del Sacerdote e storico, Adriano BARI, secondo il quale, l’attuale paese sorse nel periodo delle invasioni Ostrogote-Longobarde, le cui razzie, avevano costretto la popolazione di origine Dauna ad abbandonare un primitivo borgo, situato poco distante, per rifugiarsi sulla collina. Dell’antico borgo pre-invasioni, è fatto cenno nella V satira di Orazio. 

Vale la pena ricordare alcuni illustri candelesi come i giureconsulti Dott. Ascanio Ripandelli ed il Dott. Liborio Bascianelli (1793-1863), i notai Michelangelo Bascianelli, Francesco Mitola e suo figlio Giovanni Giuseppe del XVIII secolo ed ancora i medici Nicola Lupo e Gennaro Tasca (1793-1871) il quale fu Vice Protomedico del Distretto di Bovino, socio dell’Accademia Medico-Chirurgica di Napoli, socio dell’Accademia Medica di Bologna, socio dell’Accademia dei Pellegrini affaticati di Castro Reale e pubblicò un trattato sulla febbre petecchiale.

Il prete Carlo Ripandelli che divenne custode della Biblioteca Alessandrina di Roma. Quest’ultimo, oltre ad aver pubblicato un volume di poesie, curò la traduzione degli inni sacri e i i Ritratti poetici di tutti i Romani Pontefici; opera, per la quale, ebbe in dono da Papa Pio IX una medaglia d’argento fatta appositamente coniare oltre ai riconoscimenti dell’Imperatore d’Austria e di altri sovrani cattolici. Il sacerdote Don Nicola Tasca, che fu precettore dei principi di casa d’Austria e Vescovo di Mantova.
Fra i cultori delle belle arti, seppe eccellere Pietro Masulli, morto in Napoli nel 1875, il quale, dopo aver studiato in questa città la pittura e la scultura, si applicò alla fonderia e, i suoi lavori in argento e bronzo per il loro pregio artistico erano molto considerati. Sono noti, infatti, la statua della Vittoria sull’obelisco in piazza de Martiri e un satiro di bronzo che si conserva nel Museo Mineralogico dell’Università.